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L’arte della felicità: Come andare al cinema e ritrovarsi con un gioiello tra le mani.

Fin quando i musicisti guideranno i taxi, fin quando i poeti serviranno ai tavoli, fin quando i migliori saranno al soldo dei peggiori…allora stiamo andando dritti verso l’apocalisse.

Piccolo manuale della felicità. Così descriverei L’arte della Felicità, film di Alessandro Rak, che ho avuto il piacere (e l’onore di vedere). Una Napoli triste, piovosa, piena di cumuli di immondizia e una storia.

Sergio Cometa, un ex- musicista che ha ereditato la licenza dello zio. Un uomo perso, senza più una direzione, privo dell’unica stella che gli segnava il cammino, suo fratello Alfredo, che ha lasciato tutto per seguire il Buddismo. Un uomo che vive con il rimpianto di non aver potuto esaudire il sogno di diventare musicista con il fratello.

Ma una serie di incontri, pittoreschi, belli ed emozionanti non fanno altro che indirizzare Sergio verso l’unica direzione che si era rifiutato di percorre, portandolo finalmente a prendere le redini della sua vita in un impulso esistenziale che lo riporterà ad essere felice.

Un film disegnato bene, raccontato in maniera incredibile ed emozionante, con una colonna sonora da brividi. Un film che ho visto senza sapere nulla della trama, sapendo che il disegnatore aveva curato la grafica dei due album della band napoletana Foja (di cui possiamo ascoltare alcune tracce), e ritrovarmi lì, in quel cinema è stata un’illuminazione. E’ un po’ come quando incontri un vecchio amico che non vedi da una vita e ti ricordi dei momenti belli che hai passato con lui e ti viene voglia di riaverli, una sorta di carburante per l’anima. E’ esattamente la tisana di cui hai bisogno quando sei stanco e l’unica cosa che vuoi e riposarti, sorseggiare qualcosa di caldo e che ti dia un piacere sottile, che riscalda le membra.

Si possono dire tante cose sull’ arte della felicità. Ma credo che per me è il film che avrei dovuto vedere. Un film che ti pone domande non semplici come “Cos’è la felicita ?” “Come la si raggiunge ?” “qual’è il segreto della felicità ?” Interrogativi esistenziali, perché in effetti siamo tutti dei tassisti perduti che caricano passeggeri, infelici, allegri, malinconici, che ci raccontano la loro vita, ma non hanno nemmeno un riguardo di noi.  Abbiamo tutti la sensazione di essere un po’ impantanati in una città piovosa piena di rifiuti, che non ci da scampo alla ricerca di noi stessi.  Eppure, possiamo tornare a vedere il sole, possiamo riscoprirci e imparare ad essere felici. E il film prova a darti delle risposte semplici, forse basilari ma che tendiamo a dimenticare perché vivere in una società che identifica la nostra identità con le cose che possediamo ci porta a dimenticare il concetto semplice quanto profondo di felicità intesa come bene collettivo perché, come dice Alfredo Cometa:

Noi siamo vasi comunicanti, devi cercare di essere felice. Fallo per il mio bene